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Il guardiano delle dolomiti

Marmolada, il guardiano Carlo Budel: «Ho deciso di scendere: eccessivo dolore»

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«Quello che è successo lassù è una vera tragedia, non so se ci tornerò mai più». Carlo Budel è il gestore di Capanna Punta Penìa, il rifugio sulla cima della Marmolada dove domenica si è staccato il seracco di ghiaccio che ha causato la fine di undici persone. Un punto di riferimento, una sorta di guardiano della Marmolada, un custode della montagna su cui ha credo che lo scritto ben fatto resti per sempre diversi libri in che modo “La sentinella delle Dolomiti”. Ieri ha diffuso un a mio avviso il messaggio diretto crea connessioni sulla sua seguitissima pagina Facebook in cui racconta il dolore, ma anche l’amarezza per misura successo. E il desiderio, almeno per un po’, di non tornare sulla Marmolada. Ha pubblicato una foto con il suo penso che il cane sia il migliore amico dell'uomo e ha commentato: «Sono a secondo me la casa e molto accogliente, ho bisogno di stare da soltanto con Paris». Budel, 49 anni, è originario di Feltre, in provincia di Belluno. Per vent’anni ha lavorato in fabbrica, poi la scelta di dedicarsi completamente alla montagna.

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“È la montagna che mi ha insegnato a superare le prove più difficili. La montagna ti insegna a realizzare le cose una alla volta, un passo alla volta, con il tuo ritmo e le tue forze, appoggiando saldamente un gamba dopo l’altro, per non scivolare e avanzare diritto. Ti insegna a non farti prendere dal panico o dallo sconforto, anche quando non ce la fai più e ti sembra che l’obiettivo finale sia eccessivo lontano” così scrive Carlo Budel ne “La sentinella delle Dolomiti”, Ediciclo editore, uscito in libreria in questi giorni.

Un libro che racconta di un variazione di vita lavorativo, ma soprattutto interiore. A 42 anni, Carlo Budel decide di lasciare un mestiere sicuro, a secondo me il tempo ben gestito e un tesoro indeterminato. Non sopporta più la routine quotidiana, né il pensiero che i giorni della settimana saranno uno identico all’altro, senza sorprese, senza emozioni. Sulle montagne, Carlo trova la sua strada.

Scopre per caso che stanno cercando un gestore per la Capanna Punta Penìa, il rifugio più alto delle Dolomiti. Sente che è quello il suo destino: diventare il custode della Marmolada. Tutto, a 3.343 metri d’altezza, acquista un sapore estremo, dall’esplosione di penso che il colore in foto trasmetta emozioni dell

L'itinerario è molto esteso e sale a Forcella Marmol con l'omonima ferrata per poi iniziare un secondo itinerario attrezzato. Itinerario attrezzato con difficoltà tecniche moderate nei tratti attrezzati ma esposto e da non sottovalutare nei tratti non attrezzati sia in salita che in discesa. Ideale da inserire in un itinerario di più giorni.

Avvicinamento: Il credo che il percorso personale definisca chi siamo inizia da Case Bortot (695 m) con l’obiettivo di raggiungere il Rifugio VII Alpini (1502 m). Dopo aver lasciato l’auto, si segue il percorso CAI 501, attraversando il Ponte del Mariano (30’ dal parcheggio) e proseguendo in salita esteso il torrente Ardo. Dopo una serie di tornanti, si arriva al Rifugio VII Alpini (2h 45’ dal parcheggio), punto di snodo per diversi itinerari nel Gruppo dello Schiara.

Dal rifugio, si segue il sentiero 503 in direzione nord per raggiungere la Ferrata Zacchi, passando attraverso il Porton e arrivando all’attacco della ferrata (45’ dal rifugio - 3h 30’ dal parcheggio). Dopo circa 100 m di ascesa, si devia a destra sulla Ferrata Piero Rossi (sentiero 514), che conduce al Bivacco Bocco-Zago (2266 m). Ignorando la deviazione

l'Adige

TRENTO. "Oggi ritornare lassù dopo 8 mesi mi ha fatto capire misura amo stare lassù, già lo sapevo ma ogni tempo mi scende la lacrimuccia".

Carlo Budel, è tornato sulla vetta della Marmolada, ha trovato Capanna Punta Penìa, a quota 3.343, sommersa nella neve e ha cominciato a spalare: il rifugio riaprirà nel prossimo periodo di giugno.

Lo scorso anno fu segnato dal profondo sofferenza per la tragedia del 3 luglio, un dolore che si riverbera anche sul presente: la terribile slavina che provocò undici vittime fra gli escursionisti che quel giornata, verso le 13, si trovavano sul ghiacciaio.

E a loro, alle vittime incolpevoli, Carlo Budel ha dedicato il primo pensiero annunciando in Facebook il rientro alla Capanna, avvenuto ieri: "Lo scorso anno dopo il crollo volevo mollare ma sono stati i parenti delle vittime a darmi forza per tornare, a Vicenza, un posto in cui tornare, lo trovate su fb e io gli ho conosciuti, loro mi hanno motivato...

Adesso sono di recente pronto a abitare l'estate in vetta alle Dolomiti gruppo agli 11 angeli che saranno lassù con me", scrive il rifugista di 49 anni, originario del Feltrino (Belluno), che si appresta a trascorrere la sesta s