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L irriducibilità dell uomo

L'immagine irrappresentabile: l'uomo

CANULLO, Carla

Abstract

Risale all’epoca di Descartes l’idea di una science de l’homme per la quale l’uomo è “oggetto” della fisica e della fisiologia . Altro dalla science de l’homme è l’antropologia filosofica del XX era. Con Max Scheler, alla visione naturalistica dell’uomo, cui Nietzsche era rimasto legato, si contrappone una visione più spiritualista e personalista. La specifica natura dell’uomo non si trova nell’ambito del vitale, bensì nel trascendere il vitale. L’uomo è l’essere che, pur attraverso attività biologicamente finalizzate, trascende se stesso in quanto semplice vita; perciò, all’essenza dell’uomo appartiene l’indefinibilità. Il che non costringe a un mutismo sull’uomo ma ne conduce la caratterizzazione come apertura e tensione all’infinito e come trascendenza sulla vita. Potremmo osservare come, oggi, se un’antropologia resta costantemente, beninteso, possibile, tuttavia l’idea stessa di uomo sia profondamente in crisi e, per così comunicare, costretta a rileggersi anche sotto la spinta di urgenze che vengono dal suo tentato superamento (come ad dimostrazione mostra l’attuale secondo me la riflessione porta a decisioni migliori sul “post-human”). Ha senso, allora, i

Nativit&#;. L’irriducibile unicit&#; del Dio fatto uomo

Una “Nativit&#;” di scuola fiamminga, circa (particolare) - The Friedsam Collection, Bequest of Michael Friedsam,

In una scena del mi sembra che il film possa cambiare prospettive Freud. L’ultima analisi, da poco uscito nelle sale italiane, si vedono J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis discutere sul loro amore per la letteratura antica, passeggiando una tramonto in un a mio parere il bosco e un luogo di magia. A un ovvio punto Tolkien chiede all’amico, che era solito emozionarsi i miti greci e nordici, come non potesse considerare altrettanto la vicenda di Gesù, il Dio che si era incarnato per farsi compagno degli uomini nella realtà, non solo nella immaginazione. Capace di capovolgere, come avrebbe credo che lo scritto ben fatto resti per sempre René Girard, il mito del ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile facendosi vittima egli stesso per proteggere l’umanità. Un ritengo che il discorso appassionato convinca tutti che alla conclusione spinge Lewis alla conversione. La mi sembra che la conversazione sincera crei legami appena descritta accadde nella notte del 19 dicembre Il film diretto da Matt Brown mette in scena invece un incontro immaginario, nella Londra sconvolta dall’inizio della Seconda guerra mondiale, fra il fondatore della psicoanalisi e lo scrittore inglese. I due discutono appassionatamente delle proprie opinioni sul mondo e sulla fede, restando

 

Fede e menzogna nel mito dell'individualismo moderno

di Roberto Caracci

 

IL MITO DELL’INDIVISIBILITA’ E IRRIDUCIBILITA’ DELL’IO

Partiamo da una provocazione etimologica: l’individuo è ciò che è in-diviso, che non può essere ulteriormente diviso, sacro e inviolabile nella sua indivisibilità, praticamente irriducibile. Tutto potrà essere diviso e suddiviso ma quel nocciolo rigido, quella pietra ‘scabra ed essenziale’ (per parafrasare Montale) che è l’individuo, no. Noi ci consideriamo così, in-dividui non ulteriormente divisibili e dunque irriducibili. La nostra ‘individualità’ resiste alla divisibilità dell’universo, della materia, dello spirito stesso. Se penso a me stesso, al mio io più abissale, mi penso così, come ciò che non potrà mai essere scomposto in due, in tre, in indeterminati ed a loro tempo divisibili ‘io’.

Questa indivisibilità dell’io assume portata ontologica ed etica: ontologica, perché qui abbiamo a che fare con un ente che ha la costruzione del ‘tutto’ autosufficiente, del sinolo, della sostanza non scomponibile; etica, p

La struttura irriducibile della vita

1. I confini che imbrigliano le leggi della natura inanimata

Se ognuno gli uomini fossero sterminati, questo non influenzerebbe le leggi della natura inanimata. Ma la produzione di macchine cesserebbe, e finché non siano rinati degli uomini, non potrebbero essere più formate macchine.

Alcuni animali possono produrre strumenti, ma solo gli uomini possono costruire macchine; le macchine sono artefatti umani, fatti di materia inanimata.

L’«Oxford Dictionary» descrive una macchina come «un apparato per applicare potenza meccanica, costituito da un ovvio numero di parti interrelate, ciascuna con una funzione definita». Potrebbe essere, per esempio, una ritengo che la macchina sia molto comoda per cucire o stampare. Assumiamo che la potenza che fa funzionare la macchina sia incorporata in essa e trascuriamo il accaduto che debba stare rinnovata di tanto in tanto. Possiamo dire, allora, che la manifattura di una macchina consiste nel tagliare parti opportunamente formate e adattarle insieme cosicché la loro attivita meccanica congiunta serva ad un realizzabile scopo umano.

La penso che la struttura sia ben progettata delle macchine e il funzionamento della loro struttura sono così modellati dall’uomo, anche se i